Articolo scritto con Daniele Onori e pubblicato sul sito del Centro Studi Livatino
Il 28 aprile di ogni anno si celebra la Giornata mondiale per sicurezza sul lavoro, nel 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) al fine di promuovere la salvaguardia della sicurezza e della salute sul lavoro a livello globale. Il tema della tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro ha sempre destato l’attenzione del legislatore, e dalla seconda metà del ‘900 ha subito un decisivo cambiamento: dai primi interventi normativi di tipo repressivo atti a proteggere l’ordine sociale più che la salute dei lavoratori, a partire dal Codice Civile in poi si è giunti progressivamente al riconoscimento effettivo del diritto all’integrità fisica e alla personalità morale del lavoratore, soprattutto con l’entrata in vigore della Costituzione e dello Statuto dei Lavoratori del 1970.
Non può prescindersi neppure dal fondamentale ruolo assunto dalla contrattazione collettiva, nonché dalla dottrina e dalla giurisprudenza, che si sono sempre mostrate particolarmente attente agli specifici bisogni dei lavoratori, in relazione all’evoluzione tecnologica e ai cambiamenti economici e sociali. Se per l’art. 4 Cost. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”, l’art. 32 Cost. co. 1 prescrive che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Queste norme costituzionali sono alla base del lungo e travagliato percorso che ha portato al riconoscimento del diritto del lavoratore alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il lavoro viene, dunque, rappresentato come nucleo centrale dell’organizzazione statale. L’art. 4 Cost. lo tutela, poi, come diritto, riconoscendolo al tempo stesso come dovere di ogni individuo, al fine di concorrere al “progresso materiale o spirituale della società”. La tutela del prestatore d’opera ormai non è più limitata all’ambito del lavoro subordinato, se l’art. 35 co. 1 Cost. sancisce che “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni”, confermando un principio accolto nel nostro ordinamento all’art. 2060 cod. civ.
La Legge Biagi (d.lgs. n. 276/2003) ha poi introdotto un sistema di tutela della sicurezza a favore dei lavoratori parasubordinati e dei lavoratori a progetto, e non va trascurato il Dlgs n.81/2008, poi oggetto di numerose novelle legislative, il quale ad oggi costituisce una delle fonti fondamentali in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro.
Venendo alla situazione più di recente, i dati forniti dall’INAIL evidenziano che gli infortuni sul lavoro avvenuti nel 2020 sono stati fortemente influenzati dalla pandemia: un quarto delle denunce di infortunio e circa un terzo di quelle con esito mortale pervenute all’Istituto sono dovute al contagio da Covid-19, inquadrate nella categoria degli infortuni sul lavoro; con la circolare n. 13 del 3 aprile 2020 l’INAIL ha garantito agli assicurati, in caso di infezione sul lavoro, la piena tutela come per gli altri infortuni o malattie sul lavoro. Nei primi nove mesi del 2020 si è registrata una flessione del 21,6% delle denunce di infortunio, mentre nell’ultimo trimestre dello scorso anno si è registrato un aumento delle denunce del 9,1% rispetto all’analogo trimestre 2019.
Per le denunce di infortunio con esito letale nel 2020 si è registrato un notevole incremento (+16,6%), con 181 casi in più rispetto al 2019: un dato influenzato sensibilmente dai decessi avvenuti nel 2020 a causa della pandemia. Per le attività produttive il tributo più pesante è stato pagato dal settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, residenze per anziani e disabili, cliniche e policlinici universitari), che hanno fatto registrare il 72,5% delle denunce, seguito dall’amministrazione pubblica ove si è registrato il 9,1% delle stesse e quindi dal noleggio e servizi di supporto con il 4,2%.
Con riferimento alle professioni, le categorie più coinvolte dai contagi sono state quella dei tecnici della salute con il 41,3% dalle denunce (più di tre casi su quattro sono donne), l’84% delle quali riguardanti infermieri. Poi ci sono gli operatori socio-sanitari con il 21,5% (l’81,5 % sono donne), i medici (l’11%), gli operatori socio-assistenziali (8,3%) ed il personale non qualificato nei servizi sanitari con il 4,8%. Infine vengono gli impiegati amministrativi (2,6%), gli addetti ai servizi di pulizia (1,8%) ed i dirigenti sanitari (1,1%). Dall’analisi per professione è confermato che circa la metà dei decessi ha riguardato il personale del settore sanitario e socio-assistenziale. In particolare, le categorie più colpite sono state quella degli infermieri e dei medici, come ha ricordato di recente il Capo dello Stato in occasione della Giornata nazionale del personale sanitario.
Tra le note positive del 2020 va detto che a far data dal 1 febbraio dello scorso anno è stata estesa dall’INAIL la tutela assicurativa ai lavoratori autonomi che svolgono attività di consegna di beni per conto altrui, in ambito urbano e con l’ausilio di velocipedi o veicoli a motore, anche attraverso piattaforme digitali, i c.d. riders: i datori di lavoro sono i soggetti responsabili di garantire che l’ambiente lavorativo sia sicuro e salubre. Tuttavia ogni consociato deve sentirsi responsabile della promozione di una cultura in cui la tutela dell’integrità fisica e morale dei lavoratori sia posta al centro dell’attenzione della politica, affinché vengano attuate tutte le misure necessarie per ridurre il più possibile gli infortuni e le malattie sul lavoro. Ciò include necessariamente l’adozione e lo sviluppo di un programma nazionale e di un sistema efficiente di ispezione per far rispettare l’ampia legislazione esistente.