Articolo pubblicato anche sul sito del Centro Studi Livatino
1. Sempre più adolescenti consumano bevande alcoliche e in molti casi i consumatori hanno meno di 14 anni, malgrado nel nostro paese da quasi un decennio sia vietata la vendita e la somministrazione di alcolici ai minori di anni 18, ai sensi della legge n. 189/2012, che ha convertito con modificazioni il D.L n. 158/2012.
Circa 750.000 minori, in Italia, consumano birra, aperitivi alcolici, amari o superalcolici, secondo quanto emerso dalla relazione sul consumo di alcol presentata lo scorso maggio dal Ministro della salute al Parlamento, nonché dalla “Indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani” elaborata dall’Istat sempre nel mese di maggio, nell’ambito del relativo studio avviato dalla Commissione parlamentare per infanzia e l’adolescenza.
Nel 2020, il 18,2% dei ragazzi e il 18,8% delle ragazze nell’età compresa fra gli 11 e i 17 anni, ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso dei dodici mesi. Negli ultimi dieci anni, per la fascia di età 18-24 anni si è registrato un aumento di circa cinque punti percentuali: si è passati dal 69,1% del 2010 al 73,5% del 2020 (in pratica tre giovani su quattro) ed è stato osservato un progressivo incremento delle ragazze minorenni fra i consumatori. Si stima che durante il lockdown l’acquisto di alcol in Italia sia persino aumentato, anche grazie al commercio on line che ha facilitato l’approvvigionamento.
Si tratta di dati allarmanti, soprattutto se si considerano gli effetti dannosi per l’organismo evidenziati dagli studi medici, con particolare riferimento ai giovani. Se l’alcol è dannoso per gli adulti, lo è in misura maggiore per i ragazzi: fino ai 16 anni manca infatti l’alcol deidrogenasi (ADH), ossia l’enzima necessario per metabolizzare l’etanolo e disintossicare il corpo, mentre fino ai 21 anni questo enzima non è completamente efficiente quindi l’alcol resta in circolo più a lungo ed è per questo motivo che i medici ne sconsigliano l’assunzione fino ai 24 anni.
2. Il Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza già nel 2019 aveva segnalato al Parlamento e al Governo la necessità di predisporre, a tutela della salute psicofisica dei minori, interventi volti a contrastare le dipendenze da sostanze e da alcol. «Il problema», si legge nella segnalazione del Garante, «non può essere risolto solo sul piano della sicurezza e degli interventi repressivi ma occorre contestualmente portare avanti l’esperienza di pratiche dissuasive dall’uso di sostanze [stupefacenti e alcoliche] in modo uniforme sul territorio».
Purtroppo, come si è visto, dal 2019 non si sono registrati miglioramenti e la situazione è persino peggiorata. In Italia è infatti sempre più diffusa fra i giovani e giovanissimi l’abitudine di bere alcolici e superalcolici con lo scopo di ubriacarsi. Comunemente indicato come binge drinking, il fenomeno della “abbuffata alcolica” è molto preoccupante e coinvolge sempre più spesso i minori nella fascia di età fra i 14 e i 17 anni: minori che durante il fine settimana si ritrovano per bere e concentrano l’assunzione di bevande alcoliche, anche con gradazioni diverse, in poco tempo e lontano dai pasti, con l’obiettivo di perdere il controllo.
3. Negli ultimi anni è cambiato il modo di consumare le bevande alcoliche: se in passato il bere rientrava in una ritualità sociale – il bere legato ai pasti, alla convivialità e alla tradizione mediterranea ‒ adesso l’avvicinarsi all’alcol, soprattutto per i giovani, ha più che altro una valenza di tipo comportamentale, nel senso che il consumo di bevande alcoliche è finalizzato al sentirsi più disinibiti e più sicuri nel rapporto con i coetanei, e all’integrazione nel gruppo dei pari. In altri termini, nei giovani il consumo di alcol è di frequente associato all’esigenza di sentirsi “all’altezza della situazione” e l’alcol viene quindi assunto come euforizzante per superare i propri limiti e le proprie fragilità.
Gli adolescenti consumano l’alcol per sentirsi più sicuri, per “stare bene”, ma non si rendono conto che invece recano gravi danni al proprio organismo ancora in crescita, anche in caso di assunzione occasionale limitata al fine settimana: il consumo di l’alcol in età adolescenziale può infatti interferire nella formazione dei processi cognitivi, pregiudicando alcune funzioni (memoria, controllo dell’attenzione, emozioni, capacità di critica, comportamenti ecc.) e può altresì causare danni permanenti. Oltre ad avere ripercussioni negative sulle funzioni cerebrali, l’assunzione di alcol da parte di un individuo troppo giovane porta inoltre a compromissioni della funzionalità polmonare, cardiaca, del fegato e degli organi sessuali (l’alcol può causare ad esempio infertilità).
Uno studio condotto nel 2018 da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma su un campione di 2704 studenti della scuola secondaria di secondo grado ha messo in evidenza come il binge drinking aumenti negli adolescenti anche il rischio di sviluppare disturbi del comportamento alcol correlati, come ad esempio la ricerca di alcol in modo compulsivo, nonché la dipendenza fisica e psicologica dall’alcol.
A questi effetti negativi diretti, si affiancano poi gli effetti negativi indiretti, che non coinvolgono soltanto il consumatore di alcol: si pensi ad esempio agli incidenti stradali, ai rapporti sessuali promiscui ‒ e alla relativa diffusione di patologie veneree – o agli episodi di violenza correlati alla perdita di lucidità e di controllo.
Non va inoltre sottovalutato un altro aspetto: il consumo di bevande alcoliche da parte dei giovani e giovanissimi può aprire la strada ad altre dipendenze, quali l’uso di sostanze stupefacenti.
4. Il consumo di alcol è dunque un problema serio, che coinvolge tutta la società, sia sotto il profilo della tutela della salute sia sotto il profilo della sicurezza.
Come affermato dall’OMS, «L’alcol è una delle principali cause del peggioramento della salute, disabilità e morte prematura in Europa, che è al primo posto nel mondo in termini di consumo di alcol».
Le consultazioni mondiali presso la WTO hanno confermato l’esigenza di interventi volti a contrastare i rischi e i danni causati dall’alcol e sul tema l’Istituto Superiore di Sanità, nel rapporto “Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni” del 2021, ha meso in evidenza la necessità di prevenire – con politiche nazionali ed internazionali ‒ i disturbi da uso di alcol «attraverso la riduzione del consumo medio pro-capite e almeno del 10% dei consumatori a rischio, specie di minori, adolescenti, giovani…».
5. Un minore che inizia a consumare alcol ha maggiori probabilità di consumarne quantità eccessive da adulto, di avere problemi di salute – anche gravi ‒ e di sviluppare altre dipendenze: è pertanto fondamentale disincentivare il consumo di bevande alcoliche fra i giovani, intervenendo già nella preadolescenza.
La famiglia e la scuola sono i primi soggetti chiamati ad informare e sensibilizzare i ragazzi sui rischi che possono correre bevendo alcolici, e possono altresì aiutare i giovani promuovendo attività che consentano loro di acquisire quella sicurezza che erroneamente ricercano nei drinks e nei cocktail.
I genitori devono anche essere consapevoli dell’influenza negativa che, seppur involontariamente, possono esercitare sui figli. Dall’indagine Istat è emersa infatti una certa correlazione fra le abitudini dei genitori e quelle dei figli, tanto che “il 37,1% dei giovani di 11-24 anni che vivono in famiglie dove almeno un genitore ha comportamenti a rischio nel consumo di alcol dichiarano di avere comportamenti di consumo a rischio, mentre tale quota scende al 16,4% tra i giovani che vivono con genitori che non bevono o consumano alcolici in maniera moderata”. I giovani hanno bisogno di essere accompagnati nel loro percorso di crescita con esempi positivi e soprattutto hanno bisogno di essere ascoltati, rassicurati e compresi: dietro la ricerca dell’alcol e dietro l’ubriacatura c’è sempre un disagio che i genitori, la scuola e i pediatri dovrebbero cogliere il prima possibile, a tutela della salute e dell’incolumità dei minori.