Articolo pubblicato anche sul sito del Centro Studi Livatino
Il fenomeno del lavoro povero dipende principalmente dall’interazione di due fattori: 1) il primo concerne la qualità dell’occupazione del singolo lavoratore, in particolare la retribuzione, la stabilità lavorativa e le specifiche caratteristiche del rapporto di lavoro; 2) la seconda riguarda la composizione del nucleo familiare. L’incidenza della povertà è infatti più alta per le famiglie con un maggior numero di componenti, ad esempio quelle che hanno tre o più figli (22,8%).
Le cause del fenomeno, pertanto, non sono dovute esclusivamente alla bassa retribuzione, sebbene il problema sia molto grave in Italia, visto che tra il 1990 ed il 2020 nel nostro paese si è registrata una diminuzione del salario medio del 2,9 %, mentre negli altri paesi europei in media è aumentato nello stesso periodo.
In Italia il rischio di povertà lavorativa è più marcato per i lavoratori stagionali, i lavoratori assunti con contratto a tempo parziale, nonché quelli autonomi e aumenta notevolmente nei nuclei familiari con figli in cui c’è un solo percettore di reddito. Particolarmente penalizzate sono le lavoratrici con figli piccoli, spesso costrette a dimettersi o a scegliere il part time involontario per poter far fronte agli impegni familiari.
Un altro grave problema che contribuisce al fenomeno della povertà lavorativa è costituito dai cosiddetti “contratti pirata”, ossia quegli accordi stipulati da alcune imprese e rappresentanze sindacali “di comodo” che in alcuni settori specifici derogano in peius ai minimi salariali previsti dalla contrattazione collettiva.
Ne consegue che per contrastare il fenomeno del lavoro povero è necessario innanzitutto garantire ai lavoratori dei minimi salariali adeguati e per fare ciò è possibile ricorrere a diversi strumenti, come messo in evidenza nella relazione elaborata dal gruppo di lavoro istituito con Decreto Ministeriale n.126 del 2021[1]. In sintesi, detti strumenti consistono: 1) nell’estendere a tutti i lavoratori la disciplina dei contratti collettivi o comunque nell’aumentare la copertura della contrattazione collettiva; 2) nell’introdurre un salario minimo per legge (nell’area UE il salario minimo esiste in 21 Stati su 27) generalizzato o comunque in settori specifici; 3) nell’aumentare la conformità dei livelli retributivi adeguati attraverso una più efficace attività ispettiva e di vigilanza; 4) nell’introdurre l’in-work benefit, ossia una misura di sostegno al reddito specifica rivolta a chi percepisce redditi da lavoro bassi.
Tuttavia, essendo il lavoro povero una piaga che colpisce soprattutto i nuclei familiari monoreddito con figli, resta fondamentale una riforma dell’IRPEF che vada a vantaggio dei contribuenti poveri con figli, nonché una revisione dei criteri di accesso al reddito di cittadinanza che attualmente penalizzano le famiglie con minorenni, come risulta dalla Relazione curata dal Comitato scientifico istituito ad hoc con Decreto Ministeriale n. 49 del 15/03/2021[2]. Va altresì osservato che il problema del lavoro retribuito in modo poco dignitoso non riguarda solo il lavoro subordinato e parasubordinato ma anche quello autonomo, in particolare le partite IVA a basso potere contrattuale. Nel settore delle professioni, ad esempio, l’abolizione delle tariffe professionali – iniziata con la L n. 248/2006 (c.d. Legge Bersani) e completata con la L. n. 27/2012 – lasciando la determinazione del compenso alla libera contrattazione tra il professionista ed il cliente, ha penalizzato soprattutto i giovani e determinato una concorrenza a ribasso con effetti sulla qualità delle prestazioni erogate. È quindi auspicabile che venga finalmente introdotto dal nuovo Parlamento l’equo compenso quale parametro inderogabile nella determinazione dei compensi professionali, il quale è stato oggetto della Proposta di legge n. 3179 del 25/06/2021[3] che però nella scorsa legislatura non è andata in porto.
[1] https://www.lavoro.gov.it/priorita/Documents/Relazione-del-Gruppo-di-lavoro-sugli-Interventi-e-misure-di-contrasto-alla-poverta-lavorativa-in-Italia.pdf
[2] https://www.lavoro.gov.it/priorita/Documents/Relazione-valutazione-RdC-final.pdf
[3] https://www.camera.it/leg18/126?tab=2&leg=18&idDocumento=3179&sede=&tipo=