Articolo pubblicato anche sul sito del Centro Studi Livatino
La figura dei nonni nell’immaginario collettivo è in genere associata all’accudimento, al buon cibo e alla memoria storica della famiglia. Sono spesso i nonni ad occuparsi delle attività quotidiane dei nipoti quando i genitori sono impegnati con il lavoro. La presenza dei nonni, spesso determinante nell’organizzazione familiare, costituisce altresì un elemento fondamentale per il sano ed equilibrato sviluppo di tanti bambini ed adolescenti. I legami intergenerazionali contribuiscono infatti alla costruzione della propria identità, che si sviluppa anche grazie alla trasmissione del patrimonio identitario della famiglia, fatto di storie, aneddoti ed esperienze di vita uniche ed estremamente arricchenti.
Nel legame nonni-nipoti si realizza quello che – con un’espressione molto efficace ‒ è stato indicato come “sistema di relazioni che parte dal passato e si dirige verso il futuro” (Vegetti Finzi).
Da tanti anni, in tutto il modo, il ruolo sociale dei nonni viene riconosciuto, anche attraverso l’istituzione di giornate celebrative. La prima festa dei nonni è stata istituita negli USA nel 1978 per dare risalto alla loro naturale funzione di educatori dei giovani, in quanto portatori di conoscenza ed esperienza. In Italia la festa dei nonni, che ricorre il 2 ottobre di ogni anno, è stata istituita con la Legge n. 159 del 2005 quale momento – si legge al primo comma dell’art. 1 “per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale”, tanto che le scuole possono promuovere – si legge al successivo comma 4 ‒ “iniziative volte a discutere ed approfondire le tematiche relative alle crescenti funzioni assunte dai nonni nella famiglia e nella società”.
I dati Istat confermano la rilevanza del ruolo sociale dei nonni: dalla relazione del 26/02/2020 presentata alla Commissione Lavoro pubblico e privato, è emerso che i nonni – e soprattutto le nonne ‒ costituiscono un importante pilastro delle giovani famiglie italiane, consentendo a molte donne di conciliare gli impegni lavorativi e familiari, senza dover rinunciare ad uno stipendio. Quando entrambi i genitori lavorano, i nonni si prendono cura dei nipoti nel 60,4% dei casi, con riferimento a bambini fino a 2 anni, nel 61,3%, con riferimento a bambini dai 3 ai 5 anni e nel 47,1% dei casi con riferimento a bambini dai 6 anni in su e adolescenti. I nonni italiani sono anche più coinvolti dei coetanei europei nelle attività quotidiane dei nipoti e contribuiscono al sostegno economico della famiglia nel 72,7% dei casi, come emerge dalle ultime ricerche in materia (2018) rispettivamente dell’Ipsos e dell’Eurispes.
Il ruolo dei nonni, seppur rilevante, deve però essere tenuto distinto da quello dei genitori. Come ribadito più volte dagli esperti, sotto il profilo psicologico, per il sano ed equilibrato sviluppo dei minori è necessario che i ruoli delle figure di riferimento siano chiari e definiti. Se da una parte è vero che il rapporto con i nonni può favorire lo sviluppo del senso di appartenenza di bambini ed adolescenti, dall’altro è altrettanto vero che compete solo ai genitori prendere le decisioni relative all’educazione e all’istruzione dei figli, nonché quelle relative all’organizzazione familiare.
Eventuali intromissioni dei nonni, anche in buona fede, rischiano di alterare i rapporti e di compromettere la serenità familiare: mortificare il ruolo genitoriale del padre o della madre o addirittura di entrambi, intromettersi nelle vicende di coppia e confondere i rispettivi ruoli può portare a divisioni e litigi certamente pregiudizievoli per tutte le parti coinvolte e soprattutto per i più piccoli. Come si legge nel preambolo della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, “il fanciullo ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità deve crescere in un ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione”.
Non di rado le tensioni fra nonni e genitori sfociano in veri e propri conflitti, che arrivano fin dentro le aule dei tribunali: genitori che, esasperati dall’invadenza dei nonni ostacolano il loro rapporto con i nipoti; nonni che subiscono gli effetti negativi di un conflitto genitoriale o di una separazione; nonni che vengono privati del rapporto con i nipoti per ritorsione o per ragioni economiche ecc.
Molti litigi, a ben vedere, sono fondati su un’erronea convinzione di quelli che sono i diritti dei nonni nei confronti dei nipoti, originata da un’interpretazione non corretta dell’art. 317 bis del codice civile, secondo cui “gli ascendenti hanno diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti minorenni” potendo ricorrere al giudice in caso di conflitto “affinchè siano adottati i provvedimenti più idonei nell’esclusivo interesse del minore”.
Come è stato più volte chiarito dalla giurisprudenza di merito, se da una parte è vero che i nonni hanno il diritto di mantenere rapporti significativi con i nipoti, è però altrettanto vero che questo loro diritto è recessivo rispetto a quello dei minori. Ciò significa che laddove la presenza dei nonni – anche in considerazione dell’eventuale ostilità verso i genitori o uno di essi ‒ si riveli pregiudizievole per l’equilibrio psicofisico dei nipoti, viene di conseguenza meno il loro diritto di cui all’art. 317 bis cod. civ.
In tal senso si è espressa anche la Cassazione che, nella nota sentenza n. 9145/2020, ha messo in luce un principio importante in materia: le visite dei nonni sono conformi all’interesse dei minori laddove il coinvolgimento degli ascendenti determini una fruttuosa collaborazione con i genitori per l’adempimento dei loro obblighi educativi di cui all’art. 30 cost. e laddove detto coinvolgimento sia funzionale alla crescita sana ed equilibrata dei minori.
Questo orientamento è senz’altro coerente con i principi posti a tutela dei minori e tiene altresì conto dell’evoluzione della giurisprudenza europea. Attraverso un’interpretazione estensiva dell’art. 8 della CEDU, la Corte di Strasburgo ha ritenuto che il rapporto nonni-nipoti rientri fra i legami familiari tutelati dalla Convenzione[1]. Analogamente, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha precisato che il “diritto di visita” di cui all’art. 2 n. 10 del Reg. n. 2201/2003 (Bruxelles II Bis) comprende anche il diritto dei nonni ad una regolare frequentazione dei nipoti[2].
Sempre tuttavia muovendo dalla valutazione in concreto di ciò che è bene per il minore nel singolo caso concreto. Come sottolineato infatti dalla Cassazione (sent. n. 19780/2018), la giurisprudenza europea ha sì ampliato con il tempo la sfera dei legami tutelati, però sempre nella misura in cui tali relazioni si traducano in un beneficio per l’equilibrio psicofisico dei minori, posto che il loro interesse “deve costituire la considerazione determinante e, a seconda della propria natura e gravità, può prevalere su quello dei genitori o degli altri familiari”. Bambini ed adolescenti vanno quindi sempre preservati dai conflitti. Come si legge anche nella Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, i figli hanno il diritto “di mantenere i loro affetti” (art. 1) e “di non subire pressioni da parte dei genitori e dei parenti”.
[1] In tema si vedano: sent. 14 gennaio 2021 (Terna c. Italia); sent. 20 gennaio 2015 (Manuello e Nevi c. Italia); sent. 25 novembre 2014 (Kruskic c. Croazia); sent. 2 novembre 2010 (Nistor c. Romania).
[2] Cfr. sentenza 31 maggio 2018 n. C-335/17 (Valcheva-Babanarakis).